Nel cuore del centro storico di Campobasso, lo splendido palazzo Cannavina, si sta svolgendo un workshop di due giorni (oggi, 9 luglio, e domani) aperto ad attori, registi e sceneggiatori. L’insegnante di questa full immersion nel mondo della settima arte è il grande attore e regista Sergio Rubini, che con i suoi metodi informali e confidenziali riesce a mettere i ragazzi a proprio agio, liberi di esprimere le proprie qualità davanti alla macchina da presa. A volere e organizzare il laboratorio l’attore campobassano Giorgio Careccia, amico di vecchia data di Rubini.
Campobasso. «Da piccolo ero un vandalo, nel senso scientifico del termine. Poi ho scoperto il teatro, che mi ha salvato. Ho imparato a sfogare sul palcoscenico quello che avevo dentro». Parla anche di sé Sergio Rubini durante il workshop iniziato questa mattina, 9 luglio, a palazzo Cannavina, a Campobasso, diretto ad attori, registi e sceneggiatori, sia con esperienze pregresse che alle primissime armi. E venuto nel capoluogo molisano grazie all’iniziativa di Giorgio Careccia, organizzatore e fautore del corso che terrà impegnati i ragazzi fino a domani, per una full immersion nel grande cinema nazionale. L’artista ama partecipare ad attività di questo tipo, che gli permettono un contatto diretto con persone a cui insegnare, ma allo stesso tempo da cui poter imparare qualcosa. «È soprattutto per questo che li faccio – spiega Rubini – mentre sto a contatto con questi ragazzi cerco sempre di prendere qualcosa da loro, scoprendo qualcosa di nuovo o insolito, approfondendo anche questioni che riguardano le loro esperienze personali. In questo modo riesco a fare un lavoro sul mio lavoro. Credo che così, mettendomi nei loro panni, riesco anch’io a imparare qualcosa. Questo è il modo ideale per conoscere una persona: lavorando come se fosse tutto vero. Non mi piace mettermi dietro una cattedra, preferisco interagire con loro, creare un dialogo». Infatti una delle componenti del laboratorio, oltre alle esercitazioni e alle attività di gruppo, è quella di mettere gli allievi di fronte a una telecamera e farli parlare di sé, raccontando come si sono avvicinati al mondo del cinema, perché hanno questo interesse, mettendosi in questo modo un po’ a nudo davanti ai compagni di corso, che diventano una sorta di platea per il loro racconto personale.
«Altro aspetto interessante – continua Rubini – consiste nel fatto che a questi stage non sempre partecipano persone che già hanno esperienze nel campo, molti di loro vengono a seguire le lezioni perché hanno questo sogno, questa passione. Quindi per uno come me, che fa questo di professione, è un po’ come tornare alle origini, lì dove risiede l’amatorialità. A Campobasso, poi, ho trovato una classe molto varia. Spesso questo tipo di seminari sono ricchi di attori, qui invece ci sono anche registi e soprattutto scrittori. Questi ultimi, in particolare, sono fondamentali: sono la fonte di un film, senza il loro lavoro gli attori e i registi non vanno da nessuna parte».
L’atmosfera in sala è intima, rilassata, familiare. Rubini mette i ragazzi a proprio agio, da loro consigli, non solo artistici, si mette al loro livello e cerca di capire e far capire, creando un’interazione prima di tutto emozionale. «È anche per questo che ho scelto Sergio come insegnante – afferma Giorgio Careccia –per la sua capacità di instaurare un rapporto diretto con gli allievi. La presentazione iniziale è fondamentale per capire in che direzione si vuole lavorare, e allo stesso tempo è utile agli ‘intervistati’ per rompere il ghiaccio, quella tensione che tutti inevitabilmente provano all’inizio e che si disperde pochi attimi dopo essersi seduti davanti la videocamera».
Seminari di questo tipo si rivelano spesso fucine di giovani talenti, e Rubini, spiega Careccia, ne ha già adocchiato qualcuno: «Mi ha fatto qualche nome, e penso che più di uno abbia delle chance per farsi strada in questo mondo. – continua l’attore campobassano – Anche la prima volta che è stato qui, cinque anni fa, ebbe modo di constatare il talento che c’è nella nostra regione, talento che proviene anche dal nostro essere fuori dai circuiti cinematografici, privi di una formazione diretta. Siamo puliti, destrutturati, una sorta di carta bianca su cui lui può lavorare, e questo per un regista è fondamentale».
Entusiasti i partecipanti del workshop, che si è rivelato qualcosa in più che un semplice seminario, un’esperienza altamente formativa da molteplici punti di vista.
«Si respira l’aria di arte – afferma Sara Finelli – abbiamo di fronte un professionista, che non si mette sul piedistallo a darci degli insegnamenti, ma che è in grado di trasmetterci, attraverso il suo lavoro, delle emozioni. Questa penso sia la cosa più importante e significativa che un artista possa fare: essere strumento di emozione, di cui noi siamo i fruitori».
«Mi ha dato dei consigli fondamentali, che non tutti riescono a trasmetterti. – dice Andrea Avorgna, uno dei quattro prpotagonisti della web serie La Banda della Masciona – Anche senza parlare, con un semplice sguardo riesce a farti capire che puoi migliorare anche cambiando una piccolissima cosa».
«Io sono alla ricerca di emozioni – dichiara Luigia Notartomaso – voglio trovare il modo di sprigionarle, e se anche non ci riuscissi, comunque imparerò tanto da questa esperienza. Lui mi ha catturata, mi ha fatto vedere cose del mondo del cinema a cui non avevo mai pensato. Mi ha colpito una sua frase in particolare: “Davanti alla cinepresa si è nudi, e istintivamente si cerca di coprirsi. Invece il bello è proprio rimanere nudi, anche commettere un errore, perché fa parte della vita. La recitazione è l’arte del disimparare, del portare sé stessi sulla scena”. Questa constatazione mi ha impressionata tantissimo».
«È un’esperienza meravigliosa – dice infine Monica Chiarizia – mettersi a nudo davanti a qualcuno che ne sa molto più di te e ha le competenze giuste per insegnarti qualcosa. Il mio ambito è quello dilettantistico, quindi spero di migliorare le mie capacità. Questa è un’occasione unica per crescere».
Un’iniziativa quindi importante, soprattutto per il contesto in cui si è realizzata: il capoluogo della regione dimenticata, sconosciuta, ma che chissà, diventando teatro di manifestazioni come questa, convogliando e dando un’opportunità ai giovani talenti, può avere una chance per farsi strada, nel mondo del cinema e non solo, mostrando a tutta Italia la grandezza sua e della sua gente.